Sabato 18 maggio – La mostra “Cruciale – 27 croci” del designer Giulio Iacchetti al Castello Carlo V di Lecce
Comunicato Stampa
L CASTELLO CARLO V DI LECCE OSPITA L’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA “CRUCIALE. 27 CROCI” DEL DESIGNER GIULIO IACCHETTI. L’ESPOSIZIONE SARĆ APERTA SINO AL 30 GIUGNO

Una raccolta di oggetti, frutto di una ricerca cominciata piĆ¹ di dieci anni fa e che continua ancora oggi, in cui la croce ĆØ indagata nelle sue potenzialitĆ formali e progettuali: sabato 18 maggioĀ nelle sale delĀ Castello Carlo V di LecceĀ si terrĆ l’inaugurazione della mostra āCruciale – 27 crociā del designerĀ Giulio Iacchetti. Dopo il successo riscosso aĀ MateraĀ approda infatti nel capoluogo salentino l’esposizione organizzata dall’associazione culturaleĀ La MacchiaĀ e curata dalle progettiste e docenti di designĀ Rosaria CopetaĀ (Accademia di Belle Arti di Foggia e dellāIstituto di Design di Matera) eĀ Stefania GalanteĀ (Accademia di Belle Arti di Lecce), in sinergia con laĀ Direzione regionale Musei PugliaĀ con il contributo diĀ Sprech,Ā Imballaggi 2GĀ eĀ PimarĀ in collaborazione conĀ Maxxi Interior design,Ā MF Immobiliare,Ā Ferrante,Ā Fratelli ColƬĀ con il patrocinio diĀ Comune di Lecce,Ā Accademia Belle Arti di Lecce,Ā Accademia di Belle Arti di Foggia,Ā Ordine degli Architetti PPC di Lecce, ADI Associazione per il Disegno Industriale Delegazione Puglia e Basilicata.Ā Alle 17:00Ā prenderĆ il via l’incontro “La crucialitĆ della forma. Da Semplici formalitĆ a Cruciale“. Dopo i saluti diĀ Pietro CopaniĀ (direttore Castello di Carlo V di Lecce e Castello di Copertino) eĀ Tommaso MarcucciĀ (presidente Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Lecce), la serata proseguirĆ con una conversazione conĀ Giulio IacchettiĀ moderata dalle due curatrici.Ā Alle 18:30Ā sarĆ possibile visitare laĀ mostraĀ che, nata dalle ricerche personali del designer, si compone di ventisette croci ottenute attraverso elaborazioni formali e materiche, dallāargento al ferro battuto, dal tubolare dāacciaio al vetro soffiato e alla fibra di carbonio, e rielaborazioni di oggetti della quotidianitĆ , da una chiave a un mattone, da una pista elettrica per macchinine a un materasso. La croce non ĆØ vista solo per il suo valore religioso, ma ĆØ per lāautore solo un punto di partenza per esplorare il significato che viene attribuito ai segni allāinterno del progetto, lāuso della simbologia nella cultura occidentale, e il valore che gli attribuiamo. Attraverso il dialogo incredibilmente consonante tra gli oggetti e la cittĆ , Iacchetti dimostra come il design contemporaneo non risponda soltanto ad istanze funzionali ma possa, anche, stimolare il pensiero, suscitare reazioni, sentimenti ed emozioni. LaĀ ventisettesima croce, progettata per lāesposizione aĀ LecceĀ dall’aziendaĀ Pimar, ĆØ una croce latina, realizzata in calcarenite, pietra tipica del territorio, la cui estremitĆ inferiore dellāelemento verticale si trasforma in una vite. Il progetto grafico ĆØ diĀ Leonardo SonnoliĀ eĀ Tassinari/Vetta, le foto diĀ Max Rommel,Ā Serena Eller,Ā Gaia AnselmiĀ Tamburini. La mostra sarĆ visitabile finoĀ al 30 giugno,Ā dal martedƬ al sabato dalle 10:00 alle 13:30Ā con ingresso gratuito.

INSTALLAZIONE SITE SPECIFIC
L’ultima croce, come detto, ĆØ un’installazione site specificĀ pensata per la mostra leccese. Una croce contraddistinta da una sintesi formale che nella sua concezione dimostra lāabilitĆ di Giulio Iacchetti di creare oggetti che racchiudono piĆ¹ significati. LāessenzialitĆ della forma, priva di qualsiasi tipo di aggettivazione, il materiale lapideo, la presenza del dispositivo apicale rimandano, infatti, alle croci infisse nel terreno che, accanto a mille altre, tutte uguali, costituiscono i cimiteri di guerra. In questi tempi cosƬ feroci, sembra essere un invito a riflettere sul costo umano dei conflitti, che privano i caduti spesso anche della dignitĆ del nome, che nessun elenco su lapidi cittadine potrĆ restituire. La vite, termine che ĆØ il plurale di vita, in posizione opposta alla croce, sembra, inoltre, volerci ricordare il dualismo dellāesistenza umana, ma nello stesso tempo, offrirsi, per le sue proprietĆ meccaniche di macchina semplice – trasformare il moto rotatorio in lineare e viceversa, girare apparentemente su stessa, in realtĆ , avanzando, vincendo la resistenza dei materiali, fermarsi e tornare indietro, ma soprattutto legare elementi diversi – quale metafora del dialogo, strumento per āmantenere la pace con la paceā (SantāAgostino). Iacchetti, ancora una volta, realizza non unāopera dāarte, ma un objets Ć rĆ©action poĆ©tique il cui senso ĆØ ānel saper ascoltare prima di imporre, nel misurare il gesto che trasforma e crea, adattandolo al contesto progettuale, nel forzare dolcemente piĆ¹ che costringere un materiale ad asservire unāidea astratta, al fine di generare non solo espletamento di funzioni, ma anche e soprattutto emozioniā (Iacchetti, Ragni, 2003). Come la scoperta che la vite fu probabilmente inventata, proprio in Puglia, da Archita da Taranto.

L’AUTORE
Giulio Iacchetti, industrial designer dal 1992, progetta per le piĆ¹ importanti aziende del panorama nazionale, tra cui Abet Laminati, Alessi, Artemide, Fontana Arte, Foscarini, Ifi, Magis, Pandora design. Ć direttore artistico di Danese Milano, Dnd, Myhome e Internoitaliano. Due volte Compasso dāOro nel 2001 con Moscardino, posata multiuso biodegradabile, disegnata con Matteo Ragni per Pandora Design, e nel 2014, con la serie di tombini Sfera, disegnata con Matteo Ragni per Montini, nel 2009 ĆØ stato insignito del Premio dei Premi per lāinnovazione conferitogli dal Presidente della Repubblica Italiana per il progetto Eureka Coop, con cui ha portato il design nella grande distribuzione organizzata. Da sempre attento allāevoluzione del rapporto tra realtĆ artigiana e design, nel novembre 2012 lancia Internoitaliano, la āfabbrica diffusaā fatta di tanti laboratori artigiani con i quali firma e produce arredi e complementi ispirati al fare e al modo di abitare italiani. Parallelamente ha portato avanti la sua personale ricerca verso nuovi temi di progetto come quello della croce da cui ĆØ nata la mostra āCrucialeā, tenutasi al Museo Diocesano di Milano, nella Basilica di Santo Stefano Rotondo a Roma e al Castello di Lombardia a Enna.
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