Daurija Campana, Qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di blu, qualcosa di prestato, Guido Miano Editore, Milano 2024
Comunicato Stampa
Recensione di Raffaele Piazza
Daurija Campana nasce a Meldola (Forlì) nel 1977; è poetessa. scrittrice e pittrice. Nel 2013 pubblica la raccolta poetica La casa di paglia. Le sue opere pittoriche appaiono in diversi cataloghi e nel 2023 pubblica la silloge poetica Sola tra memoria e dolore, con Guido Miano Editore,
La raccolta di poesie della Campana, che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta un’esauriente prefazione di Michele Miano centrata e ricca di acribia.
Come scrive il critico, la silloge rientra in un progetto più articolato del suddetto Editore, la collana dedicata al Parallelismo delle Arti secondo il quale la pittura può risultare poesia muta e la poesia pittura parlante.
Se nella raccolta precedente prevalevano il senso del dolore intimamente connesso con quello della solitudine, dolore dovuto soprattutto alle morte del padre, nella nuova silloge sicuramente in continuum con l’altra, la poetica si apre a un felice sforzo di uscire dal male di vivere e dal dolore dell’esistere, proprio attraverso l’elemento della novità che può portare una luce nella visione del mondo della poetessa.
Ma con un’analisi più profonda ci accorgiamo che nell’anima della Campana, nella sua memoria, nella sua camera della mente coesistono come si evince dal titolo del volume, anche ricordi relativi al passato che riemerge come una provenienza e poi si parla di qualcosa di blu che pare essere il colore preferito dalla poetessa e di qualcosa che prende il nome di prestato che potrebbe identificarsi nei versi stessi donati ai suoi lettori per poi riaverli e tutto questo non può che generare un gioco intrigante per arrivare almeno ad attimi di pace nella creazione e nella fruizione del testo e dal piacere che ne deriva.
Citiamo dalla sezione Qualcosa di vecchio i seguenti versi tratti dalla poesia Stelle cadenti: «A che m’importa guardare là fuori/ e rivederci bimbi col pallone,/ se non posso più vedere i colori/ dei tuoi occhi, tra il nero e il marrone?…». In questa poesia la Campana si rivolge ad un “tu” che presumibilmente, se tutto in poesia è presunto, è il suo amato del quale non può vedere la tinta degli occhi la cui forza è importante, come asseriva Alfonso Gatto e il titolo bene s’intona all’atmosfera di questi versi, intrisi di un controllato dolore.
Quindi una raccolta complessa quella della Campana che va letta anche più di una volta per assaporare ogni suo particolare nella consapevolezza che la vita è degna di essere vissuta e che la salvezza e la leggerezza sono sottese all’arte, in questo caso rappresentata dal binomio poesia-pittura salvifico come cura per l’anima e per il corpo. sia per il poeta. sia per il lettore.
L’arte per il superamento stesso dell’angustia e del resto le interazioni tra le linee di codice delle arti sono nella loro sinergia il mezzo per ritrovare un potenziamento sul piano estetico quando i versi sono ispirati da immagini pittoriche.
Dalla sezione Qualcosa di blu riportiamo questi versi della poesia Il lago: «E me ne andrò col cuore in gola e un pianto/ che non soffocherà la mia sete di te,/ mio lago amato, del dolce conforto/ che, amichevole, non mi hai mai negato/ e venivo con l’angoscia nel cuore/ piangendo ti parlavo di mio padre/ e pregavamo insieme che guarisse…». Qui ancora una volta l’interlocutore è un “tu” che viene amorevolmente definito lago amato, e del quale ogni riferimento resta taciuto e c’è l’elemento mistico della preghiera da recitare insieme all’amato per la guarigione dell’uomo.
In La verità, poesia che apre la raccolta e che ha un carattere programmatico componimento che è connesso e che interagisce con il dipinto ad olio eponimo, attraverso versi sinuosi, magici e intellettualistici sicuramente di natura lirica, la poetessa nomina la vanità e la verità e si rivolge in modo intenso ad un tu che potrebbe essere l’amato o se stessa: «Ma tu sciogli i capelli e a piedi nudi/ calpesti tutte le tue certezze/ mostra il vero di quanto in te richiudi/ le tue impressioni e le delicatezze/ celate nella maschera di vetro/ ti sembrerà di andare controvento/ tra i giudizi e le risate dietro…». Il dipinto a olio su tela eponimo si associa ai versi del componimento La verità che ha anche qualcosa di neo orfico, attraverso il comune denominatore che hanno la poesia e il dipinto che consiste in un fattore x di suggestione e magia e inoltre i versi emanano una vaga luminosità come il dipinto stesso che raffigura una misteriosa ragazza con un lumino a olio acceso che nel buio risplende per una ricerca simbolica della verità stessa.
Raffaele Piazza
Daurija Campana, Qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di blu, qualcosa di prestato, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2024, pp. 80, isbn 979-12-81351-41-7, mianoposta@gmail.com.