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Martedì 11 febbraio | LECCE | Francesca Mannocchi presenta il film “Lirica ucraina” al Db D’Essai

Comunicato Stampa

FANDANGO presenta:

LIRICA UCRAINA

Un film documentario di Francesca Mannocchi

Musiche originali di IOSONOUNCANE

Durata 84’

Scritto da Francesca Mannocchi Daniela Mustica

Prodotto da Domenico Procacci Laura Paolucci

Produttori Esecutivi Eleonora Savi Ivan Fiorini

Montaggio Daniela Mustica

Musiche originali di IOSONOUNCANE

Supervisore musicale Giovanni Guardi

Prodotto da Fandango

In collaborazione con

Realizzato con il contributo del MiC – DGCA

Distribuito in Italia da Fandango Distribuzione

Distribuzione internazionale Fandango Sales

SINOSSI

Francesca Mannocchi, una delle migliori corrispondenti di guerra in Europa, continua il percorso che l’ha portata a raccontare diverse zone di conflitto, dalla Libia al Libano, all’Iraq e, più recentemente, all’Ucraina. Lo fa con un documentario che parte dalle strade di Bucha, la città martire in cui la reporter è entrata solo due giorni dopo la liberazione dalle truppe occupanti russe.

Mannocchi, con la sua straordinaria capacità di vivere tra la popolazione locale e di conquistarne la fiducia, vuole raccogliere e raccontare le piccole storie dei sopravvissuti, gli unici a conservare la Memoria. Raccontare una guerra significa ascoltare chi sopravvive, perché sulla loro pelle, più che sui cadaveri estratti dalle macerie, è impressa la Verità.

Lirica Ucraina è un’immersione nelle sofferenze e nelle verità indicibili, nel sapore acido della vendetta e nella fatica del perdono che l’uomo vive durante un conflitto. Quello stesso uomo che in tempo di guerra si trasforma in un essere terrificante e oscuro, che ci invita a metterci in discussione.

NOTE DI REGIA

Un giorno ad aprile del 2022, Bucha era stata da poco liberata dopo tre settimane di occupazione da parte delle forze russe. Sono stata tra le prime a entrare nella città liberata, i cadaveri erano lungo le strade, non c’era un edificio che non portasse i segni e le ferite dei combattimenti. Il cielo terso, l’aria gelida. Un uomo camminava da solo lungo le rotaie della ferrovia, mi ha visto con la telecamera in mano, io non parlavo la sua lingua, lui non parlava la mia. L’unica lingua comune erano i gesti. Mi ha indicato prima un edificio giallo, poi uno scantinato: sono entrata. C’era il corpo di un giovane ragazzo ucciso da un colpo di arma da fuoco alla tempia. L’uomo ha infilato le mani nelle tasche della giacca e ripreso la strada lungo le rotaie. Per me quell’uomo è il volto del sopravvissuto, colui che sa, ha visto, vuole dimenticare e trova conforto nel silenzio, ma ha sulle spalle la responsabilità e il peso di raccontare. I ricordi che oggi ossessionano e spaventano i sopravvissuti devono diventare la memoria dei testimoni. La testimonianza è oggi, in Ucraina, la resistenza più faticosa. Quella di chi deve accettare di essere sopravvissuto mentre gli altri morivano e accettare che restare vivi rappresenti anche avere il dovere di conservare la memoria nel tempo. Una memoria comune, la loro e la nostra. Per questo, quel giorno a Bucha, mi sono detta che raccontare la guerra significhi soprattutto ascoltare i superstiti, perché è sulla pelle di chi è rimasto vivo, prima ancora che sui corpi che ogni giorno vengono estratti dalle macerie che giace la verità del conflitto. Ascoltare i superstiti è il solo antidoto alla manipolazione della realtà, alla disinformazione, ai tentativi di rappresentare la guerra a beneficio di chi la combatte. Ero lì prima che l’invasione iniziasse e questo mi ha consentito di condividere con gli ucraini, la dimensione dell’attesa, mi ha portato a riflettere sul valore della protezione del passato, su quanto sia fondamentale in guerra custodire i ricordi. Lirica Ucraina è un viaggio nelle storie minuscole di chi trattiene la memoria. Ho vissuto la guerra nel suo farsi dal primo giorno, ero lì quando il 24 febbraio il rumore delle bombe ha svegliato tutti noi, ben prima che le sirene diventassero consuetudine. Oggi la mia voce narrante è quella di chi è chiamata alla riflessione, non alla cronaca. Una voce che accompagni lo spettatore all’incontro con le vite ‘minuscole’ che fanno il coro della Storia. È con le parole dei testimoni e dei sopravvissuti che si scriverà la Storia dei crimini di guerra di questa invasione.

Francesca Mannocchi

LA GEOGRAFIA DEL FILM DOCUMENTARIO

La regista Francesca Mannocchi era in Ucraina prima dell’inizio dell’invasione russa, nello specifico si trovava a Kramatorsk, nel Donbass ucraino il 24 febbraio 2022. Lì è stata svegliata dal suono delle bombe. Da quella mattina ha seguito le evoluzioni dell’invasione e del conflitto per mesi, da Kyiv al Donbas, da Kharkiv a Mykolaiv, percorrendo ogni fronte e ogni crisi umanitaria generata dalla guerra.

Era in Ucraina quando sono state scoperte le fosse comuni di Bucha, è stata una delle prime giornaliste a camminare tra i morti lasciati indietro dall’esercito russo in ritirata, era presente nei grandi momenti che hanno cambiato l’evoluzione del conflitto, la controffensiva di settembre 2022, la scoperta delle fosse comuni di Izyum, delle camere di tortura. In Ucraina ha vissuto l’alternarsi di due inverni, ha testimoniato il cambiamento delle stagioni e con esse il mutamento dell’animo dei civili che subivano la guerra e adattavano le loro vite al sacrificio dell’economia di guerra.

Lirica Ucraina | immagine

FRANCESCA MANNOCCHI

Francesca Mannocchi, 1981, è una giornalista, scrittrice e documentarista italiana specializzata di migrazioni e conflitti. Collabora da anni con testate nazionali e internazionali e con diversi canali televisivi. Ha realizzato reportage da Iraq, Libia, Libano, Siria, Tunisia, Egitto, Yemen, Afghanistan, Ucraina, Somalia, Kenya, Sud Sudan, Bangladesh. Nel 2015 ha diretto il documentario If I close my eyes sui bambini siriani rifugiati in Libano dopo l’inizio della guerra, nel 2016-2017 ha seguito per mesi l’offensiva per liberare Mosul dallo Stato Islamico e, dopo quell’esperienza, ha diretto e sceneggiato insieme al fotografo Alessio Romenzi il documentario Isis, Tomorrow The lost souls of Mosul, una coproduzione italo-franco-tedesca, presentato alla 75° Mostra internazionale del Cinema di Venezia e proiettato in numerosi festival internazionali tra cui Doha, New York, Berlino.

Vincitrice di diversi premi giornalistici, tra cui Premiolino, Premio Ischia, Premio Flaiano, European Award Investigative and Judicial Journalism, ha pubblicato Porti ciascuno la sua colpa (Laterza, 2019), Io Khaled vendo uomini e sono innocente (Einaudi, premio Estense, 2019), Bianco è il colore del danno (Einaudi, 2021, Premio Wondy), Libia, graphic novel illustrata da Gianluca Costantini (Mondadori, 2019) e Lo sguardo oltre il confine (deAgostini, 2022), libro destinato ai ragazzi per raccontare i conflitti in corso.

Francesca Mannocchi

DANIELA MUSTICA

Daniela Mustica, nata a Cosenza nel 1974, è una montatrice da quasi trent’anni. Si è laureata in Cinematografia Documentaria al DAMS di Bologna con una tesi dal titolo ‘Verità e menzogne del montaggio in F for Fake di Orson Welles’. Da lì ha iniziato a collezionare numerose esperienze nel campo della docufiction, del documentario e del reportage, curando in alcuni casi anche la scrittura e la regia. Il suo sguardo è sempre attento all’evoluzione del linguaggio audiovisivo.

COLONNA SONORA

Musiche originali di IOSONOUNCANE
La suggestione di partenza è il Koyaanisqatsi musicato da Philip Glass. Come Glass musicava la “vita fuori equilibrio, la vita in trasformazione e la vita come guerra”, la scelta della musica di Incani come colonna sonora è restituire il ritualismo, la fatica duratura della guerra.

Ho pensato a lui come autore delle musiche per il suo lavoro sulla voce nel suo ultimo album IRA, in cui è riuscito a mescolare diverse lingue per crearne una nuova che agisce come strumento nella musica. Questo è anche l’effetto che ha ricercato nella musica per il documentario andando a compiere un lavoro con le voci che riesca a trasmettere la molteplicità di testimonianze che si fondono per restituire l’indicibile della guerra” Francesca Mannocchi.

Il mio obiettivo è certamente quello di realizzare qualcosa che sia oltre le mie aspettative, oltre le mie possibilità, oltre la mia persona. Qualcosa che sia più grande di me. La voce per me è suono, strumento fra gli strumenti. La parola, la voce, il suono, la pulsazione e larticolazione del ritmo, larmonia, la melodia, il rumore: ognuno di questi elementi contribuisce alla pari di tutti gli altri alla definizione di un paesaggio simbolico, di un universo possibile, di una nuova narrazione” Jacopo Incani, IOSONOUNCANE.

JACOPO INCANI (Iosonouncane), autore della colonna sonora

Jacopo Incani, nasce a Buggerru, piccolo paese sardo con una storia significativa di lotta operaia, nel 1983. Terra di miniere e sfruttamento, di repressione delle proteste, ma anche di vita marittima e contadine, la Sardegna consegna a Incani la visione politica e l’eco di una tradizione musicale fatta di riti antichi e silenzio. È così che formatosi sul cantautorato italiano e insieme sulle evoluzioni della musica elettronica, Incani diventa in pochi anni uno dei più importanti artisti italiani riconosciuti in patria e all’estero.

Dopo il trasferimento a Bologna, pubblica con l’etichetta discografica indipendente Trovarobato il suo disco d’esordio: La Macarena su Roma. Il suo secondo disco DIE, del 2015, è considerato il disco italiano del decennio da Rockit, il magazine musicale online più influente sulla musica italiana. Sempre nel 2015 è candidato ad “album dell’anno” per la Targa Tenco. Il lavoro successivo, IRA, è un viaggio di un’ora e 50 minuti, una sfida all’ascoltatore, un percorso che chiede a chi ascolta la partecipazione attiva nel tradurre musica e parole. Incani nei suoi testi fonde sei lingue, “una lingua momentanea, della necessità, fatta di errori e di un lessico occasionale, sradicato e confuso”. Mescola inglese, arabo, francese, spagnolo, tedesco e italiano, un idioma ipotetico dello sconfinamento, della migrazione, dell’uomo che marcia per terre e nuota per mari alla ricerca di quella liberazione che coincide con la catarsi che ci investe dopo il dramma.
Nel 2022 ha composto le musiche originali del film Gli Ultimi Giorni dell’Umanità diretto da Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo, presentato fuori concorso alla 79° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Nel 2024 musica il documentario Lirica Ucraina di Francesca Mannocchi.

FANDANGO

Domenico Procacci fonda la Fandango nel 1989.

Da allora ha prodotto più di 100 film, partecipando a numerosi festival e vincendo molti premi, tra cui due Gran Premi della Giuria a Cannes con Gomorra e Reality di Matteo Garrone.

Nanni Moretti, Paolo Sorrentino, Michelangelo Antonioni, Emir Kusturica, Rolf De Heer, Milcho Mancevski, Emanuele Crialese, Richard Lowenstein, Gabriele Muccino, Francesca Comencini, Daniele Vicari, Luciano Ligabue, Ferzan Ozpetek, Susanna Nicchiarelli, François Girard, Tim Roth e Richard J. Lewis sono solo alcuni dei nomi di registi e registe con cui Fandango ha lavorato.

Sul fronte seriale, Fandango ha prodotto con Cattleya e Sky la serie Gomorra, giunta alla quinta stagione, Luna Nera e Luna Park con Netflix, L’Amica geniale, lo show HBO – RAI coprodotto con Wildside / The Apartment tratto dai romanzi di Elena Ferrante, L’Alligatore, tratto dai romanzi di Massimo Carlotto, con Rai Fiction, Bangla – La serie, in collaborazione con Rai Fiction, vincitrice del Nastro d’Argento 2022 per la miglior serie comedy. La vita bugiarda degli adulti, dall’omonimo bestseller di Elena Ferrante, è l’ultima uscita per Netflix.

Tra i documentari di recente produzione la serie Una squadra, in associazione con Sky Italia e Cinecittà Luce, ha vinto il premio per Best Doc Series al FeST 2022 di Milano. Il documentario The Matchmaker è stato presentato in selezione ufficiale alla 79° mostra del cinema di Venezia e ha partecipato tra gli altri ai festival di Haifa, Stoccolma e Bilbao. A Colonia ha vinto il Phoenix Award per Best cinema documentary. Mur, esordio alla regia di Kasia Smutniak, ha vinto il Nastro d’argento Cinema del reale 2024.

Per la televisione Fandango ha prodotto anche format di successo come Parla con me, The Show Must Go Off, Gazebo, Propaganda Live, la miniserie LOriana e Limbo.

Fandango è una realtà culturale che comprende la casa editrice Fandango Libri, l’etichetta discografica Radiofandango, le società di distribuzione e vendita internazionale Fandango Distribuzione e Fandango Sales. Ha da poco lanciato Fandango Podcast e acquisito Il Tennis Italiano, la più antica rivista di tennis al mondo.

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