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Don Giovanni Mangiapane, “Poesie del Santo Rosario e della Via Crucis”

Comunicato Stampa

Don Giovanni Mangiapane, “Poesie del Santo Rosario e della Via Crucis”, testi in lingua siciliana con traduzione italiana a fronte, Guido Miano Editore, Milano 2025. Recensione di Maria Elena Mignosi Picone.

La fede si veste a festa: indossa la veste della poesia. Bella oltre che buona e vera è la Parola di Dio perché la bontà ovvero l’amore, è la verità e la verità, che è la bontà, risplende nella bellezza. Ma ora questa bellezza rifulge ancora di più. La sua luce si potenzia fino ad arrivare anche a chi non può accostarvisi per carenza di mezzi espressivi nella lingua ufficiale perché conosce solo il dialetto, così don Giovanni Mangiapane, come Papa Francesco, arriva agli ultimi, suscitando così forse anche conversioni.

La poesia in questa sua opera dal titolo “Poesie del Santo Rosario e della Via Crucis” non è quella aulica ma è poesia dialettale, viva quanto mai, del dialetto siciliano o, come preferisce chiamarlo l’autore lingua siciliana.

Non sono versi liberi ma il poeta rispetta dell’arte poetica, quello che è la metrica, con la strofe, il verso con il numero di sillabe ben definito, la rima, e per di più con la costante di una simmetria che conferisce pure in aggiunta il decoro dell’ordine.

Due sono i temi in cui sono raggruppati i componimenti poetici, il Rosario e la Via Crucis, ma il numero esiguo non significa niente di restrittivo perché nel Rosario c’è compresa tutta la vicenda terrena di Gesù, dalla nascita, anzi dal concepimento, fino alla Resurrezione. La Via Crucis inoltre non è di quattordici stazioni, ma di quindici, includendo anche la Resurrezione, esclusa comunemente, mentre già era compresa sin dai tempi antichi.

È meritorio che l’autore metta in risalto la Resurrezione perché i Cristiani non sono i piagnoni di Girolamo Savonarola, ma sono lieti nella speranza, perché per la fede cristiana la morte non ha l’ultima parola.

Tornando alla espressione linguistica diciamo che la lingua ufficiale o nazionale sta alla lingua dialettale come l’abito elegante, da cerimonia, sta alla divisa; entrambi sono abiti come entrambe sono lingue ma con peculiarità diverse, e il dialetto è come il folklore, che è specifico di ogni regione caratterizzandola in modo efficace ed incisivo. Come non si può abolire la parola folklore così non si può, e non si deve, abolire la parola dialetto. Che sia lingua poi è già implicito nella etimologia della parola, dal greco, equivalente a parlare, con riferimento alla viva lingua parlata in contrapposizione a quella scritta. Oggi si rifugge dal dire dialetto e si preferisce connotarlo come lingua siciliana, ma sarebbe allora meglio dire lingua del dialetto siciliano. Questa sostituzione si potrebbe spiegare per il fatto che il dialetto è stato relegato a un rango inferiore e inoltre perché se ne paventa la scomparsa dal momento che in generale ora si parla in italiano ma con un uso che lo sta rendendo un ibrido, pieno di errori come “facile da fare” e non, come sarebbe esatto, “facile a farsi” perché non è lo stesso di “libro da leggere” cioè “che deve essere letto”. Allora noi diremo che l’autore, don Giovanni Mangiapane, ha scritto questa sua opera nella lingua del dialetto siciliano perché troppo cara ci è la parola dialetto, la sentiamo parte di noi e non ci vogliamo rinunciare. Per onorarla magari la scriviamo con la maiuscola: il caro e amato Dialetto.

Don Giovanni Mangiapane, sacerdote e poeta, che in questa sua opera ha aggiunto per ogni poesia, anche una sua riflessione quasi una breve omelia, preceduta dalla citazione di uno stralcio evangelico e seguita dal riferimento a problematiche attuali quali le migrazioni, il bullismo, la violenza, la guerra, non cessa di sentirsi, come lo è, il pastore, il pastore delle anime.

Ardente e vibrante si leva la sua voce in difesa della verità, nello sprone alla bontà, fino al raggiungimento così dello splendore della bellezza. Non per nulla infatti ha scelto di rivestire la fede di poesia.

Maria Elena Mignosi Picone

Don Giovanni Mangiapane, Poesie del Santo Rosario e della Via Crucis, testi in lingua siciliana con traduzione italiana a fronte; prefazione di Marco Zelioli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 72, isbn 979-12-81351-52-3, mianoposta@gmail.com.

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