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ENZA SPERANZA – FOGGIA ‘943 – DONABAS 22/23”, ON LINE IL NUOVO SINGOLO DI MATTEO LONGO

Comunicato Stampa

SENZA SPERANZA – FOGGIA ‘943 – DONBASS 22/23”, ON LINE IL NUOVO SINGOLO DI MATTEO LONGO

 una canzone carica di umanità, rabbia e disperazione “SENZA SPERANZA – FOGGIA ‘943 – DONABAS 22/23”, il nuovo singolo del cantautore sanpaolese Matteo Longo, da poco on line.

Un brano sull’assurdità della guerra e di ogni violenza, che crea un ponte temporale tra i fatti di Foggia del 1943 e lo scontro in Ucraina, ricordandoci che ogni guerra alla fine disegna lo stesso scenario, di disperazione e morte: la guerra va fermata senza sé e senza ma e non discussa. Il coinvolgimento dei bambini poi, un orrore più grande, indicibile.

Non è cambiato niente da allora, tranne i mezzi con cui si fa la guerra. Dopo il secondo conflitto mondiale abbiamo avuto miglioramenti della società italiana e dell’Europa, che si è unita, anche per scongiurare nuovi conflittiOggi dopo 70 anni circa siamo di nuovo allo scontro armatoC’è una tecnologia avanzatail danaro è divenuto un dioil supercapitalismo ed un mercato che con i suoi “valori” occupa tutti gli spazi della vita sociale ed umana…” spiega Matteo Longo, cantando di un’economia che ha preso il posto persino della spiritualità, di cittadini che grazie alla comunicazione di massa sembrano incapaci di reagire, divenuti nei fatti degli automi, spesso violenti consumatori e produttori di beni e servizi, ormai indifferenti anche alle guerre.

Canta e scrive Matteo Longo, per invitare quindi alla riflessione, all’incontro e a trovare le ragioni di cambiamento e speranza, soprattutto per e nei bambini: nei bambini reali, quelli che hanno naturalmente uno sguardo libero sul mondo, e nel bambino interiore che ognuno di noi si porta dentro, perché per gli adulti c’è ancora speranza soltanto se hanno salvato quella parte di sé: umana, generosa, sognante.

C’è bisogno quindi di un urgente risveglio delle coscienze, che non si aspetti la catastrofe per superare le logiche e gli stereotipi sociali e didattici attuali, l’idea di inevitabilità della guerra e del suo indiscutibile valore storico, per creare persone libere e dirette verso l’amore e la condivisione, che sappiano dire no al potere e a tutti i suoi vantaggi e compromessi.

Invece, in uno scenario umano distopico, imbevuti di mercato ed economia, di paura, di violenza, di egoismo, ci trasciniamo in una società che continuiamo a chiamare civile, ma che di civile ha sempre meno, fino a divenire capace di convivere con l’attualità della guerra, divenuta macabro spettacolo e rotocalco tv: un mero prodotto di consumo mediatico; immaginando le conseguenze che avranno l’esposizione quotidiana e la normalizzazione del conflitto armato sulle coscienze di ognuno.

L’autore chiude il cerchio ricordando il ruolo del mercato e della finanza internazionale in tutto questo: “ Se noi rincorriamo il profitto, la mercificazione di ogni cosa, questo è un male profondo. La finanza produce denaro attraverso i soldi stessi e il lavoro non ha più valore e non è più un valore: la speculazione finanziaria è una molla che può portare a fare cose orribili, come creare povertà o considerare la guerra uno strumento di profitto ed arricchimento lecito: principio che a suo volta conduce inevitabilmente al mercato e alla diffusione delle armi, alla militarizzazione della società civile e ad una violenza sempre più diffusa e irrefrenabile, che sta cancellando l’essere umano per uno disumano.

Per ascoltare il brano

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