Le “città del grano”: già 12 comuni pugliesi hanno aderito alla petizione CIA
Otto comuni Bari-Bat e 4 dauni, ci sono Bitonto, Lucera, Serracapriola, Corato, Molfetta, Spinazzola
Hanno aderito anche Troia, Santeramo, Sannicandro di Bari, Chieuti, Molfetta e Sammichele di Bari
Sicolo: “Il grano è l’emblema, ma sovranità alimentare a rischio anche per olio, ortofrutta e altri prodotti”
Comunicato Stampa
Sono già 12 i comuni pugliesi che hanno aderito alla petizione CIA Agricoltori a difesa del grano e della pasta italiani (https://chng.it/zVC8sWyT75): alle adesioni di Bitonto, Spinazzola, Corato, Minervino Murge, Santeramo in Colle, Sannicandro di Bari, Sammichele di Bari, Troia e Chieuti, nelle ultime 24-48 ore si sono aggiunte quelle di Lucera, uno degli agri più grandi della Puglia, Molfetta, Roseto Valfortore e Serracapriola. Oltre ai comuni di Bari, Bat e Foggia, alla campagna in favore dei produttori cerealicoli e a tutela della qualità e autenticità della pasta italiana ha aderito anche la Rete dei Consumatori di Cittadinanzattiva Puglia.
“I contenuti e il messaggio della petizione stanno suscitando grande interesse e dibattito nel mondo agricolo e tra migliaia di consumatori”, aggiunge Sicolo. “Questa campagna, infatti, affronta tre grandi questioni da cui dipende il futuro di tutta l’agricoltura italiana, non solo del settore cerealicolo. La prima è la questione dello squilibrio della catena del valore interna alle filiere: ai produttori viene riconosciuti quasi niente, mentre parte industriale e GDO realizzano profitti in costante ascesa. La seconda questione è una conseguenza della prima: schiacciati da costi di produzione e rischi d’impresa sempre più alti, molti imprenditori agricoli decidono di non coltivare più determinate colture. Le superfici impiegate per il grano duro, ad esempio, sono diminuite, stessa cosa per il pomodoro da industria, per fare solo due esempi. La terza questione riguarda al contempo la sicurezza e la sovranità alimentare: se Governo e Unione Europea non sostengono le produzioni di qualità, che garantiscono la salubrità per i consumatori e la biodiversità a tutela dell’equilibrio dell’eco-sistema, l’agricoltura per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi scomparirà, prevarranno le produzioni di bassa qualità, e Paesi come l’Italia dipenderanno sempre di più dall’importazione di prodotti per i quali è sempre stata leader nel mondo: dal grano all’olio, passando per i prodotti orticoli, la frutta, il latte e le produzioni che ne derivano, la carne di alta qualità, i legumi e molto altro ancora”.