OPERA OMNIA (vol. 1 – poesie) di PIETRO NIGRO conprefazione di Enzo Concardi
Comunicato Stampa
GUIDO MIANO EDITORE
NOVITÀ EDITORIALE
È uscito il libro:
OPERA OMNIA (vol. 1 – poesie) di PIETRO NIGRO
con prefazione di Enzo Concardi
Pubblicato il libro “Opera Omnia (vol. 1 – poesie)” di Pietro Nigro, con prefazione di Enzo Concardi, nella prestigiosa collana “Il Pendolo d’Oro”, Guido Miano Editore, Milano 2024.
Esiste un legame particolare tra il poeta siciliano Pietro Nigro, nativo di Avola poi residente a Noto, e la Casa Editrice Guido Miano: nel 1982 venne pubblicato a Milano il suo primo volume Il deserto e il cactus, al quale ne seguirono altri, fino all’attuale Opera Omnia. Tale rapporto non è stato soltanto professionale, fra editore e scrittore, ma soprattutto umano e ideale fra Guido e Pietro, un’amicizia e una stima reciproche a distanza, fra scritti e conversazioni telefoniche. Essa si nutriva di memorie comuni, come la frequenza al Liceo classico “Di Rudinì” di Noto, il primo come studente, il secondo, più tardi, come professore di lingua inglese. C’erano poi le stesse origini siciliane nella terra siracusana; l’amore per la cultura classica della Magna Grecia; la comune passione per le lettere; un’intesa intellettuale e culturale che li contraddistingueva come figli ed eredi del grande patrimonio antico. Senza dubbio la scomparsa recente di Guido Miano ha costituito per lui una perdita dolorosa, così come, ancor maggiormente e più vicina nel tempo, la scomparsa dell’amatissima moglie Giovanna lo ha lasciato, come dice nella dedica, con il cuore straziato e senza “musa ispiratrice” di tanti suoi versi.
È dunque con siffatta premessa biografica che ci accostiamo a presentare questa raccolta di liriche, che comprende tutte le tematiche dell’autore, la quale tuttavia, non contiene la totalità delle sue composizioni, bensì un ampio ed esauriente “florilegio”, adatto comunque a sviscerarne i contenuti e lo stile. Infatti i capitoli nei quali è suddivisa l’opera rappresentano altrettanti motivi ispiratori dell’ars poetica di Nigro, così come sono apparsi ad una stringente analisi critica. Si succedono allora i vari aspetti della sua scrittura, così delineati: Trinacria e Magna Grecia; Chiaroscuri della natura; I labirinti della memoria; Amore è vita; Tra la vita e l’oblio; Dal dolore all’anima, dall’essere all’infinito. Ma il libro, nell’epilogo, ha un ultimo capitolo inedito: Alla fine del tragitto, emblematica titolazione voluta dall’autore per significare chiaramente la probabile chiusura di un cammino esistenziale ed artistico. In generale il suo canto si sviluppa dai vissuti soggettivi, dalle suggestioni dell’isola nativa, da indagini sulla condizione umana, attraversando il mondo dei sentimenti familiari e amorosi, conoscendo il dolore, la gioia e la speranza; esprimendo senza limiti l’aspirazione dell’essere all’infinito, all’eterno, alle dimensioni metafisiche, con metamorfosi di andata e ritorno dal pessimismo cosmico e antropologico a visioni possibiliste sul destino umano dopo la morte, tema che, in ultima analisi, è quello che più l’assilla, poiché non trova certezze ma solo domande senza risposta.
In lui materia e spirito sono talvolta realtà antitetiche, talvolta categorie filosofiche alleate nella ricerca del miglior modo per vivere: certo è che il vero dio che ci governa risponde al nome di ‘mistero’. Affermare e negare allo stesso tempo mortalità e immortalità dell’uomo sembra essere una verità duplice, poiché la prima è evidente, mentre la seconda pur non essendo tangibile è fortemente desiderata. Germi, valori ed elementi di Cristianesimo s’affiancano e s’intrecciano nella sua visione ad un certo fatalismo della cultura mediterranea di origine classica, forse stemperato dagli afflati ideali e solidaristici. Poeticamente si riscontrano nei suoi testi influssi stilistici, estetici e contenutistici provenienti dell’ermetismo, amalgamati ad un neoclassicismo sobrio e levigato nel linguaggio. Lo scavo in profondità lo accomuna alla poesia d’impegno umano, intellettuale, etico, civile che tanto manca nel panorama contemporaneo. Si potrebbe dire che Nigro va al fondo di ogni questione fondamentale dell’esistenza, volendo indicare all’umanità il giusto cammino verso la libertà, la civiltà, la pace; la sua è anche una poetica ricca di messaggi rivolti al bene comune: possiede quindi una concezione dell’arte di tipo finalistico e non rispondente al famoso dettato dell’arte per l’arte del decadentismo.
Più in particolare nel primo capitolo – Trinacria e Magna Grecia – sono cantate le tematiche delle migrazioni delle genti siciliane: lontano dalle trazzere si perdono le proprie radici e l’originaria identità si affievolisce sempre più. L’attaccamento alla terra nativa da parte del poeta è tenace e i suoi versi si distendono nella contemplazione naturalistica fra i Monti Iblei e il mare: così com’è arido il paesaggio in alcuni tratti, tale è la povertà secolare dei suoi abitanti. In Terra di Sicilia ecco il contrasto tra antico e nuovo: «Odo levarsi dai rovi / della mia terra dimenticata / il canto soffocato di uomini duri / come scorza d’ulivi / tra la fuliggine di sedicenti civiltà di ciminiere…». E il richiamo della Magna Grecia è sempre vivo: le orme degli antenati posseggono ancora la loro suggestione, gli ideali della grecità perduta sono rimpianti, i miti rievocati: Eschilo, Pindaro, Teocrito, Simonide e Bacchilide (Indefiniti confini).
Nel capitolo secondo, dedicato ai Chiaroscuri della natura, emerge il poliedrico rapporto del poeta con l’elemento naturale, che assume sia valenze contemplative che aspetti filosofici. Proprio in riferimento a questi ultimi le liriche più significative sono: Tu, materia, muovi la mia mente e Soffre lo spirito. Qui l’autore assegna alla natura il ruolo di suo simbolo ed essenza, perché «… commuovi il mio spirito / e i miei sensi elaborano il pensiero / per scoprirti e capirti», mentre spirito e materia convivono in una visione osmotica. C’è dunque una immedesimazione tra uomo e natura, desiderio di metamorfosi, ideale di vita: «Sei tu la mia ambizione: / libertà di goderti, / natura» (Sei tu la mia ambizione).
La poliedricità continua mediante la consonanza fra stati d’animo soggettivi e tonalità del paesaggio, attraverso i legami affettivi con l’ambiente naturale, nei momenti contemplativi delle campagne del Sud, dai quali nasce un forte desiderio di pace interiore, come in Odoranti campi di zagara, dove Nigro cita un verso di Goethe: «Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?».
Si presentano ora I labirinti della memoria come terzo capitolo del libro. La funzione del passato, secondo il poeta, è tutta concentrata nella lirica Ricetta: «Non mi umilia il sole: /
anche se mi porta il nuovo / il passato non cancella. / Per far morire la nostalgia / risuscita il passato / rievoca le vecchie cose / rinnovale / mischiale al presente / e vivi». Così emergono i ricordi della giovinezza, il pianto degli anni lontani, le nostalgie dei soggiorni a Parigi, le visitazioni alla ‘teca della memoria’, i viaggi nella millenaria storia collettiva, ovvero Alfa e Omega.
La poesia amorosa di Nigro è raccolta nel quarto capitolo: Amore è vita, interamente rivolta all’unico, grande amore della sua vita, a cui – come già detto – è dedicato il libro. È un canto, talvolta melico, con reminiscenze stilnovistiche per la donna dei sogni; leggendo queste liriche o solo anche i titoli, recepiamo la totalità dell’innamoramento del poeta, attraverso immagini estasiate: Quanto t’amo dirti vorrei («questo senso di mutuo perderci»); Lontananza («Dov’è l’amor mio»); Il mio ruscello («Mi bagnerò in eterno nella tua purezza»); A te («Scava nel mio cuore / e vi troverai perle per te»); Sogno d’amore («È un sogno incantato / la mia vita accanto a te»); Oh, i tuoi occhi («I tuoi occhi / luce ai miei») … E poi gli incanti romantici dei soggiorni parigini con lei, avvolti da magiche atmosfere bohèmiennes.
Brusco è il passaggio alle problematiche esistenziali (capitolo quinto: Tra la vita e l’oblio), ma è palese in Nigro la consapevolezza della caducità umana, raffigurata efficacemente in La sigaretta: «… Così la vita! Una sigaretta che s’accende / allorché si nasce e che man mano / cenere lascia sul percorso cammino, / finché scompare». Quindi egli celebra l’esistenza, la luce, la speranza (Canto alla vita) e allo stesso tempo s’accorge che tutto è vanità (Futilità) e, con immagini foscoliane e leopardiane, ci conduce al trapasso, ricordandoci che il senso della vita è il suo mistero.
Il capitolo successivo, il sesto, vede l’affacciarsi di tematiche che avvicinano Nigro alle dimensioni divine e trascendenti, al bisogno di credere nella vita eterna, a considerare non chiusa la partita della vita dopo la morte: Dal dolore all’anima, dall’essere all’infinito contiene liriche nelle quali si rivolge al Dio dei suoi padri affinché interceda per un destino di oltrità, di infinito, di vita escatologica; altre in cui afferma che il bene dell’anima va nutrito con la luce e la liberazione; altre ancora dove appare l’immagine delle Astronavi dell’anima su cui navigano uomini e dèi. Infine, epilogo significativo, Gesù e la storia pone il sigillo sulla verità ultima: «Padre nostro che sei nei cieli» (in corsivo nel testo).
L’aggiunta del settimo capitolo, Alla fine del tragitto, non cambia nulla a quanto già esposto: vi è altresì un richiamo all’attualità storica riferito alla guerra nel Medio Oriente (Morte nel deserto del Negev e a Gaza) che contiene i condivisibilissimi versi: «…Solo l’amore sanerà la terra, / mentre l’efferata brama di potere / vi darà la morte».
Enzo Concardi
Pietro Nigro, Opera Omnia. Volume 1 – Poesie, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2024, pp. 208, isbn 979-12-81351-28-8, mianoposta@gmail.com
L’AUTORE
Pietro Nigro è nato ad Avola (sr) nel 1939 e risiede a Noto (sr); laureato in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Catania, ha insegnato inglese presso varie scuole superiori. Ha iniziato a scrivere poesie fin da ragazzo; la sua ispirazione trae origine dai luoghi siciliani della sua infanzia e dagli ambienti francesi e svizzeri visitati durante le vacanze estive, in particolar modo Parigi (la sua città d’elezione), dove si recava spesso per perfezionare la conoscenza della lingua francese. Il primo libro di liriche, Il deserto e il cactus, è stato pubblicato da Guido Miano nel 1982 e gli è valso il 1° Premio assoluto per la poesia edita, Targa “Areopago” (1983, Roma). Sono seguite molte opere poetiche, testi di saggistica e altri lusinghevoli riconoscimenti, tra cui il prestigioso Premio “Luigi Pirandello” per la Letteratura (Taormina, 1985) e il Premio “La Pleiade ‘86” «per la produzione letteraria e poetica già riconosciuta a livello critico» (sala del Cenacolo di Montecitorio, Camera dei Deputati, Roma 1986).